Le Riforme prussiane o Riforme di Stein-Hardenberg sono le riforme introdotte negli anni 1807-1815 che crearono le basi per la trasformazione della Prussia da uno stato assolutista latifondista e agrario a uno stato nazionale e industriale illuminato.
Il crollo della Prussia nel 1806/1807, dopo le battaglie di Jena, di Auerstedt e la Pace di Tilsit, costrinse il re Federico Guglielmo III di Prussia a introdurre delle riforme, che i suoi ministri Heinrich Friedrich Karl von Stein e Karl August von Hardenberg avviarono come una "rivoluzione dall'alto". Il primo pilastro delle riforme fu l'affrancamento dei contadini, l'uguaglianza dei cittadini, l'autoamministrazione delle città da parte di rappresentanti eletti, la riorganizzazione dell'amministrazione statale da parte di ministri specializzati responsabili, l'introduzione della libertà di commercio e della parità di diritti per gli ebrei.
Il secondo pilastro comprendeva la riforma dell'istruzione, di cui era responsabile Wilhelm von Humboldt. Egli rinnovò il sistema educativo nello spirito dell'Umanesimo, impose l'obbligo scolastico e fondò l'Università di Berlino.
Il terzo pilastro fu la riforma dell'esercito avviata da Gerhard von Scharnhorst, August Neidhardt von Gneisenau e Hermann von Boyen che modernizzarono l'esercito prussiano, abolirono le punizioni corporali per i soldati e introdussero la coscrizione.
Storicamente, le riforme prussiane sono considerate complessivamente un successo perché non solo hanno reso possibili le guerre di liberazione del 1813-1815, ma hanno anche creato i presupposti per la Rivoluzione di marzo del 1848-1849[1].
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